La comunicazione transmediale
In Content University ospitiamo molte persone, professionisti/e che ci regalano la loro visione sulla comunicazione, lo storytelling, il marketing e il branding online.
Con Renato Franchi abbiamo fatto un tuffo in un argomento molto interessante e forse ancora poco discusso, quello della transmedialità, concetto molto diffuso soprattutto nell’industria dell’entertainment.
La transmedialità è la pratica di creazione di franchise in cui un fumetto, ad esempio, diventa anche un film, un videogioco, una serie TV. Insomma, nella comunicazione transmediale, un contenuto viaggia attraverso diversi media. Questa pratica ci aiuta a costruire un prodotto che da una parte può piacere a persone diverse – un videogioco potrebbe attirare alcune persone, mentre altre saranno interessate solo al film o alla serie TV – ma che, allo stesso tempo, può vendere alla stessa persona declinazioni diverse dello stesso prodotto proprio perché hanno elementi nuovi al loro interno.
In Star Wars, ad esempio, le stesse persone che guardano i film possono adesso godersi anche le serie TV, come The Mandalorian o Obi Wan Kenobi.
Possiamo quindi vedere le opportunità che questo tipo di pratica offre, per raggiungere nuovi pubblici o proporre i nostri prodotti alle stesse persone, sotto forme diverse.
Prima di tutto, dobbiamo ricordarci che la transmedialità non è solo “vendere sotto forme diverse lo stesso prodotto”.
Renato Franchi, Head of Marketing di Star Comics
Alla base della transmedialità c’è la capacità di fare storytelling, di intessere una storia che abbia senso, rispettando un tone of voice adeguato, per dare coerenza a tutto il franchise. Intessere una storia coerente è importante perché non stiamo semplicemente duplicando un contenuto su un altro media – questa è quello che nel mio settore si chiama cross-medialità, che a volte risulta forzata.
“Nella transmedialità adattiamo il contenuto principale a seconda del media in cui lo usiamo. Se avete un ristorante dove uno dei valori fondamentali per cui siete conosciuti è la familiarità, e poi sui social media siete posizionati come un tre stelle Michelin, c’è un problema di storytelling e di coerenza, altrimenti creiamo una distonia che confonde.
Quando il fondatore di Nike scrive “l’Arte di vincere”, il libro sulla storia dell’azienda, sta facendo storytelling transmediale. Sta raccontando il suo prodotto in un modo nuovo, ma coerente con la storia e i valori dell’azienda.
Rimanendo nello stesso mercato, la personalizzazione delle sneaker da parte delle persone è un altro bellissimo esempio di trasmedialità attraverso la partecipazione del pubblico. Le persone diventano parte della storia del prodotto e lo vanno a raccontare nel loro modo.
In questo modo possiamo amplificare il valore del brand. Alcuni ristoranti lo fanno bene, raccontando storie sui social con foto e copy studiati. Un esempio è Gino Sorbillo, che sui social posta moltissime foto delle persone con la pizza e lo sfondo del ristorante, che è diventato iconico e che ha reso il ristorante un fenomeno sui social media.
Questa contaminazione di un altro canale con il tone of voice giusto arricchisce il tuo prodotto sul mercato: basta vedere le file di questi locali che fanno storytelling in questo modo, per capire il valore di una comunicazione transmediale fatta bene”.
Questo vale per tutti i prodotti: possiamo ad esempio avere un hotel con un ristorante con una cucina locale, ben curata, che potrebbe aprire un eCommerce per vendere alcuni dei suoi prodotti alimentari, come sughi e salse tipici della zona, in tutta Italia. In questo modo non solo facciamo comunicazione transmediale, ma arricchiamo anche l’offerta di prodotti e il pubblico a cui li diamo, perché se al ristorante ci possono arrivare solo gli ospiti o le persone che vivono a qualche chilometro di distanza, con l’eCommerce possiamo raggiungere tutta Italia e tutto il mondo. Non pensiamo però che basti aprire un eCommerce: il principio fondante della transmedialità, come ci ricorda Renato Franchi, è lo storytelling. Il vero valore di un’operazione del genere è quella di raccontare, attraverso l’eCommerce, il valore dell’hotel e del ristorante, il fatto, ad esempio, che al contrario di moltissimi altri ristoranti negli hotel, spesso anonimi, questo sia diverso e ci sia una cura particolare nel cibo e nel servizio. Possiamo caratterizzare tutto l’hotel come un rifugio per chi vuole assaporare le bellezze (e le bontà) del luogo e aumentare ancora la narrazione, ad esempio creando sui social media uno storytelling delle bellezze e degli eventi del luogo, che comunicherà anche il valore dell’hotel.
Se vuoi vedere l’intervista completa di Renato Franchi, entra in Content University: con l’abbonamento mensile o annuale potrai formarti in quasi cinquanta corsi per il digital marketing e branding online e rivedere decine di webinar con professionisti e professioniste del settore.
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